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Il Territorio

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Palaia

Per la varietà e la bellezza del territorio, per l’importanza avuta nel corso della storia e per le tradizioni popolari, Palaia è uno dei luoghi più interessanti della provincia di Pisa.

Le sue origini risalgono al IV secolo, come dimostrano vari ritrovamenti effettuati in particolar modo negli ultimi anni, che confermano la frequentazione della zona fin dal tempo etrusco: tombe a dromos, frammenti di ceramiche destinate all’uso quotidiano (olle), cippi marmorei a clava, appartenenti a tombe scavate nel tufo. La conformazione del territorio, l’artigianato e le tecniche di lavorazione dei materiali fanno pensare ad un’influenza etrusca proveniente da Pisa. Successivamente, con l’avvento dei romani la Valdera viene suddivisa con il sistema della centuriazione e il territorio è coltivato dagli schiavi, mentre i signori vivono soprattutto nella città di Pisa. Con la caduta dell’impero Romano d’Oriente fino all’anno 1000 avviene lo spopolamento e il degrado delle campagne, le pianure diventano malsane e paludose e le colline si riempiono di boschi.

Nell’XI secolo la popolazione inizia a concentrarsi intorno all’abitazione del signore, è a questo periodo che viene fatta risalire la costruzione del castello medievale caratterizzato da due ponti levatoi che si abbassavano su degli strapiombi naturali. Durante tutto il Medioevo Palaia è motivo di contesa, per la sua posizione geografica e strategica, tra Pisa, Firenze e Lucca, infatti, fino al XII secolo è sotto la giurisdizione del Vescovo di Lucca ma dal 1192 passa sotto la Repubblica di Pisa. Già in questo secolo aveva uno statuto comunale che gli garantiva una certa autonomia. E’ in questo periodo che Palaia prende il suo nome originale a causa della pianura e delle frequenti piene dei fiumi, infatti, venivano utilizzate grandi quantità di pali per arginare le acque e in parte inviati alla vicina Pisa per la costruzione delle navi, per questo motivo Palaia significa appunto luogo dove si costruiscono i pali.

Nel XIV secolo vive il suo momento di massimo splendore con la nascita del borgo delimitato a est dalla Porta Fiorentina e a ovest dalla Porta Pisana e con la costruzione di vari monumenti come la Chiesa di Sant’Andrea, la Chiesa di Santa Maria e la famosa Pieve si San Martino. Nel 1406 passa sotto il dominio di Firenze e venticinque anni dopo Niccolò Piccinino,per porre fine a tale dominio, occupa il paese uccidendo numerosi abitanti e imprigionando il commissario fiorentino; gesto reso vano dalla pace di Ferrara del 1433 che fece ritornare Palaia sotto la giurisdizione di Firenze. Agli inizi del secolo, dopo aver superato la peste, sotto il dominio francese Palaia deve far fronte ad una grave decadenza economica e politica. Nell’800 grazie allo sfruttamento delle risorse agricole rinasce l’economia del paese, dovremmo però attendere il 1927-28 per vedere la configurazione territoriale attuale di Palaia.

Itinerario all’interno del paese

Il nostro percorso inizia dalla Pieve di San Martino, a 400 metri dalle mura, edificata su progetto d’Andrea Pisano tra il 1270 e il 1300 in stile romanico ed inserita nell’elenco ufficiale dei monumenti nazionali. La Pieve sorge fuori dal centro abitato perché raccoglieva i fedeli della pievania (territorio che fa capo ad una pieve), è suddivisa in tre navate di cinque campate, con presbiterio rialzato su cui si aprono tre cappelle. All’inizio della chiesa, a sinistra, troviamo l’antico fonte battesimale, mentre nel centro della navata centrale vi è il Fonte Battesimale con forma esagonale. Il corpo della chiesa è in stile romanico mentre l’abside è in stile gotico. Nel pavimento ci sono le lapidi di alcune persone illustri del paese, mentre sulla parete vi sono quelle di tutti i pievani di Palaia.

Nel 1564 Alessandro Guidiccioni fece il punto sulle pessime condizioni della Pieve, la quale era stata addirittura sconsacrata. Guidiccioni ordinò così alcuni restauri e fece chiudere due porte laterali per ragioni di risparmio. Nel 1639 dopo il passaggio sotto la diocesi di San Miniato e la fine della peste nella Valdera, la Pieve fu nuovamente ristrutturata e arricchita secondo il nuovo gusto barocco e il 23 maggio 1689 fu riconsacrata. I restauri effettuati non risolsero però i problemi della Pieve che, nel 1814 fu nuovamente chiusa assieme al cimitero attiguo. Trentadue anni dopo, un terremoto peggiorò ulteriormente le sue condizioni, ma soltanto alla fine del XIX secolo abbiamo la completa ristrutturazione dell’edificio a cura dell’ingegner Filippeschi, che volle ridare alla costruzione l’aspetto austero e spoglio, tipico della tradizione medievale togliendo tutti i particolari di gusto barocco. Proseguendo la strada si trova la Piazza del mercato dove si svolgono i mercati e le Fiere. La struttura fu realizzata tra il 1620 e il 1630, momento di massima diffusione della peste nella zona, fu infatti costruito un lazzaretto allo scopo di circoscrivere quanto più possibile il contagio. Poco prima di entrare in paese troviamo la Villa del Borgo, costruzione in mattoni con un bel parco pubblico.

Proseguendo per la strada che porta a Montefoscoli si trova la Chiesa di San Francesco del 1600, costruita dalle famiglie palaiesi Cecchi e Pini ad uso di private sepolture. Subito dopo la Chiesa di San Francesco vi è la Fonte di Fonchioni che fu l’unica fonte di approvvigionamento d’acqua fino alla costruzione dell’acquedotto nel 1950, sotto la strada esiste ancora il lavatoio dove era obbligo lavare solo gli indumenti appartenuti ad ammalati di malattie contagiose. Si entra nel paese dalla Porta Fiorentina, che si apre ad arco ribassato e risale al XII secolo. Sulla destra è ancora visibile il fortino che presidiava la porta, sulla sinistra la torre d guardia.

Attraversata la porta sulla sinistra troviamo la Chiesa di Santa Maria ricordata nei documenti fin dal 1200 e risalente forse alla seconda metà del secolo precedente, è in stile romanico. All’interno è possibile ammirare la “Madonna col bambino” in terracotta invetriata di Luca della Robbia (1400-1482). Attraversata la Piazza della Repubblica, detta in passato Mercatale, perché fino al 1300 vi si svolgevano mercati e fiere, si prosegue per via del Popolo arrivando ad una porta sovrastata da un torrione risalente al 1500 che fu trasformato dopo il 1655 nella Torre Civica dell’Orologio, la quale attesta il dominio di Firenze su Palaia. Sulla sinistra si apre la Via della Fonte che porta ai lavatoi pubblici. Oltrepassata la porta troviamo un breve tratto di strada aperto delimitato a sinistra da un muro, qui vi era uno dei ponti levatoi che fin dall’XI secolo portava al castello e alla rocca. Proseguendo per Via del Popolo sulla sinistra vi è la Chiesa di Sant’Andrea Apostolo risalente all’XI secolo. Al suo interno sono presenti numerose opere d’arte come la “Madonna del Carmine” di Francesco Valdambrino (1403) e il “Crocifisso” di Giovanni Pisano (1245-1314). Continuando per Via Andrea di Mino che termina presso il tratto delle mura dove si trovava un tempo la Porta Pisana, distrutta nel 1850, si segue per Via del Forte giungendo alla Rocca, che è il punto più elevato del paese e dal quale si può ammirare un vastissimo e magnifico panorama.

Il nome “Rocca” deriva da una torre molto grande e alta che vi fu costruita in tempi remoti; sappiamo che esisteva già nel nel X secolo, infatti, è menzionata in un atto pubblico del 980. In questa zona in passato si trovava la Cittadella formata da una torre quadrata con grosse campane, un cassero (la parte più alta e fortificata di una fortezza) e mura merlate. Da un documento del 1077 si apprende che la rocca era stata di recente circondata da fossi e carbonaie (buche cieche e profonde che si scavavano lungo i fossati con lo scopo di impedire l’accesso al castello). L’ultimo restauro e ricostruzione parziale fu voluto da Firenze nel 1509.

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Villa Saletta

Il nome di Villa Saletta è di origine Longobarda e significa villa di campagna.
Nel 980 il Vescovo di Lucca cedette metà dei suoi beni, tra cui anche Villa Saletta, alla Pieve di San Gervasio. Fino al 1461 apparteneva alla Certosa di Calci, anno in cui fu ceduta alla famiglia Riccardi, cugini dei Medici. La villa fu costruita agli inizi del XVI secolo, attorno ad essa fu costruito il borgo tra il 1760 e il 1770, per accogliere i dipendenti della fattoria; nello stesso periodo fu costruita anche la chiesa. Nel periodo di maggior splendore economico la loro proprietà comprendeva una residenza padronale, il villaggio e 32 poderi. Tra il XV e il XVI secolo la famiglia fiorentina contribuì al processo di accorpamento di vari poderi ed ad introdurre il contratto di mezzadria.

Con la decadenza della famiglia dei Riccardi nel XIX secolo la proprietà passò ai Niccolai Gamba Castelli fino al 1996, quando l’intero borgo fu ceduto ad una società inglese. La tenuta si estende per circa 700 ettari di boschi, oliveti, vigneti e seminativi. Suggestivo è il vasto piazzale, con l’antica torre dell’orologio che va di sei ore in sei ore: sei ore di scuro, sei ore di buio, sei ore di chiaro, sei ore di giorno.

Alica

Il borgo di Alica in origine non era altro che un castello con una fattoria annessa ed è attestata la sua presenza già da prima dell’anno 1000. Le lotte per il suo possesso che caratterizzano gran parte della Valdera non sono mancate anche qui: da ricordare il saccheggio dei fiorentini del 1495, che seguì all’insurrezione popolare dell’anno precedente. La chiesa di oggi è quella di San Jacopo, mentre si pensa che nell’antico castello fosse situato un monastero, soppresso agli inzi del 1800. Ancor oggi il borgo rivela la sua antica natura: la villa al centro, dove sorgeva il castello e case risalenti al XVII-XVIII secolo.

Montefoscoli

Montefoscoli è un piccolo paese del Comune di Palaia. Nel borgo è stato realizzata la Mostra Permanente della Civiltà contadina, che ha sede in una casa risalente all’anno 1000; sulle tracce del passato sono stati recuperati molti oggetti e sono stati ambientati in luoghi come il coppaio, il deposito di granaglie, la lavanderia, la fucina del fabbro e la cantina. Oltre alla Mostra è possibile visitare la Casa Museo di Vaccà Berlinghieri con la collezione dei ferri chirurgici.

Poco fuori dal paese di Montefoscoli, nel piccolo borgo detto “Torricchio”, troviamo un’opera inconsueta e spettacolare: il Tempio di Minerva Medica, eretto nel 1823 per opera del celebre architetto pisano Rodolfo Castinelli commissionato dal medico Andrea Vaccà Berlinghieri in ricordo del padre Francesco, anch’esso medico. L’edificio è un tempio pagano dall’acceso colore del fuoco, nascosto in un boschetto di lecci, che orla la valle dell’Era. Ha le caratteristiche degli antichi templi, otto colonne di ordine dorico adornano la facciata e formano il porticato.

Toiano

Toiano è un piccolo paese disabitato, dove tutto è rimasto come i suoi ultimi abitanti lo hanno lasciato; collocato in un bellissimo parco naturale caratterizzato da calanchi che appaiono come creste ripidissime di terra, completamente spoglie di vegetazione. Grazie alla sua particolare posizione dona una visione completa di tutta la Valdera fino a Volterra.

Forcoli

Forcoli è la più importante fra le frazioni del comune di Palaia, è divisa in due borghi, uno alto e uno di pianura. Naturalmente è nel borgo pianeggiante che il paese si sta sviluppando, ospitando la maggior parte degli abitanti, ed è tuttora in crescita. La risorsa più importante è la vicinanza con i centri maggiori, con i quali è facilmente collegata. Nel passato il borgo di Forcoli era importante soprattutto come mercato. La parte alta è comunque la più antica e si può intuire anche oggi la sua originaria struttura di castello-borgo. Anche l’abside dell’attuale chiesa è infatti ricavata da un robusto torrione di quello che era il vecchio castello.

San Gervasio

L’antico borgo di San Gervasio è una delle più piccole e affascinanti frazioni del comune di Palaia, che presenta ancora oggi le vestigi di un remoto passato storico di notevole rilevanza, rappresentato dalla Pieve dell’XI secolo, dedicata a San Gervasio e a San Giovanni Battista, e dal castello del quale si ha notizia fin dal 930. Proprietà dei Vescovi di Lucca passò sotto il dominio civile di Pisa fino al 1436 quandi il piccolo avamposto pisano fu conquistato dai fiorentini e vide la presenza di importanti famiglie quali i Rucellai, gli Alamannio e i Montauto. L’antico fortilzio nel corso del 1700 fu trasformato dai signori Alemannio in una villa fattoria, che raggiunse la sua massima operosità tra il 1830 e il 1835 con la Marchese Alemanni Uguccioni di Firenze. Nel 1880 San Gervasio aveva 315 abitanti suddivisi in 30 nuclei familiari e aveva le caratteristiche proprie di un’azienda fondiaria. Ancora oggi il paese conserva la cultura materiale contadina della Valdera, infatti, dal 1984 in una casa contadina del 1700 ha sede il Museo del Lavoro e della Civiltà Rurale che raccoglie circa 1500 pezzi derivanti principalmente dalla fattoria ma anche dai paesi vicini.